Don Gabriele Nanni, l’Esorcista
«Gabriele Nanni ha fatto scopo della sua vita distruggere Padre Andrea e l’Armata Bianca»
(L’Arcivescovo Mario Peressin a mons. Piero Vergari)
Dalla sentenza assolutoria di Padre Andrea D’Ascanio del primo processo ecclesiastico:
“Dagli atti e da quanto è stato dimostrato (can. 1608 §2) Don Gabriele Nanni può essere ritenuto fra gli orditori del complotto contro il P. Andrea D'Ascanio, motivo per il quale (evitare un possibile spergiuro) il Presidente – Istruttore non gli chiese di emettere il giuramento «de veritate dicenda» (di dire la verità)”
Chi è Don Gabriele Nanni?
Dalla sentenza di assoluzione:
“Don Gabriele Nanni nacque il 9 marzo 1959 a Forlì. Dopo gli studi medio-superiori entrò nel seminario diocesano di Bologna, ma dopo circa un anno ne uscì. Laureato in Storia della Filosofia a Bologna. Dopo una crisi interiore si riavvicinò alla pratica religiosa e voleva diventare sacerdote in una congregazione mariana e missionaria. Nel 1987 conobbe il P. Andrea D'Ascanio e diventò membro dell'«Armata Bianca». Nel 1990 si trasferì da Modena a L'Aquila per dedicarsi completamente all' «Armata Bianca» e per ottenere il Baccellierato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, in vista della sua futura ordinazione sacerdotale.
Ebbe con la Dott.ssa Alessia Zimei alcuni episodi sentimentali. Anche se formalmente era uno dei candidati dell'«Armata Bianca» al sacerdozio (quando ciò sarebbe stato possibile), in realtà, vi erano delle reciproche perplessità sulla sua vocazione e idoneità. Finalmente, in occasione di una missione a Mosca (autunno 1993), intrapresa di sua iniziativa e per conto dell' «Armata Bianca» (per studiare il russo, asserendo che la conoscenza di questa lingua sarebbe poi tornata utile per l'apostolato nell'Est), decise di lasciare formalmente l' «Armata Bianca» (…)”
A Mosca infatti incontra due suore della Congregazione Pro Deo et Fratribus (ora Famiglia di Maria) che operano a Novosibirsk in Siberia, e va in aereo a trascorrere il periodo natalizio con loro. In breve decide di lasciare definitivamente l’Armata Bianca e si trasferisce in Slovacchia, nella casa di formazione teologica della Pro Deo et Fratribus:
Dalla sentenza di assoluzione:
“Incorporato alla «Pro Deo et Fratibus» in Slovacchia (inizi marzo 1994), vi rimase fino al 13 dicembre 1994, data in cui si trasferì alla sede della «Pro Deo et Fratibus» di Civitella del Tronto (Teramo-I) e dove rimase fino alla sua uscita definitiva (verso la fine di novembre 1996). Presso la «Pro Deo et Fratibus» non vi erano certezze sulla sua ordinazione sacerdotale (…)”
Il suo trasferimento a Civitella del Tronto, casa di probandato, è per lui una profonda umiliazione e ha il timore che in quella struttura difficilmente sarà ordinato sacerdote.
Non pensa minimamente che i superiori abbiano bloccato la sua ordinazione perché non idoneo al sacerdozio; si convince invece che tutto sia stato provocato da una ipotetica cattiva presentazione di Padre Andrea D’Ascanio. Comincia a covare nei suoi confronti un astio che nel tempo diventerà odio feroce che trasmette a tutte le donne alle quali “apre gli occhi”: da estimatrici diventano tenaci accusatrici di Padre Andrea D’Ascanio. Cominciando da Alessia Zimei.
La sua difficile situazione viene conosciuta in casa Zimei, il centro operativo del “pool” contro Padre Andrea D’Ascanio. Una delegazione aquilana va a trovarlo a più riprese nell’estate ’96 a Civitella del Tronto e gli lascia intravedere la possibilità di entrare nel seminario di L’Aquila. Il Vescovo Molinari si dichiara disponibile ad accoglierlo. E’ la soluzione a tutti i suoi problemi.
Il primo successo da "esorcista": la “apertura degli occhi” di Alessia Zimei
Dalla sentenza di assoluzione:
“La Dott.ssa Alessia Zimei è stata battezzata dal padre Andrea D’Ascanio ed ha conservato sempre con lui un rapporto di fiducia e di amicizia (…) Si è inserita nell’Armata Bianca nell’89, in occasione dell’Udienza speciale concessa da S.S. Giovanni Paolo II all’”Armata Bianca” nell’Aula Paolo VI, ma la sua partecipazione è divenuta più intensa poco dopo (…). La collaborazione con l’«Armata Bianca» assunse, senza particolari formalità, carattere “vocazionale” di piena dedizione (in qualche occasione Alessia si firma Alessia di Dio e di Maria”). All’inizio del 1996 il Padre Andrea D’Ascanio invitò Alessia a partecipare ad una missione in Ecuador. Vi fu una dura opposizione familiare (…) Rientrò a L’Aquila dall’Ecuador il 31 ottobre 1996 con l’intento di ritornare nel Paese Latino americano dopo pochi giorni (15 novembre) e continuare la sua missione con l’«Armata Bianca» (…)
La Dott.ssa Alessia Zimei afferma che, prima dal suo rientro dall'Ecuador, «nella famiglia [di lei] avevano avuto contatti con Gabriele Nanni». Inoltre, dice: «arrivai all'aeroporto di Fiumicino. Tornai dall'Ecuador il 31 ottobre 1996, furono a ricevermi i miei fratelli (…). I miei fratelli intravedevano qualche speranza di "recuperarmi", anche se il piano era che io ritornassi in Ecuador circa 20 giorni dopo (…)».
Vi è certezza morale che i fratelli parlarono ad Alessia dell'opportunità di andare a trovare Don Gabriele Nanni, il quale si era precedentemente incontrato con la famiglia ed era nota la sua amicizia con Alessia. Infatti, il giorno successivo, 1° novembre, Alessia chiama Don Gabriele e si danno appuntamento per il 2 novembre e trascorrono l'intera giornata insieme. (…).
Dopo aver passato con lui quasi tutta una giornata nel Seminario in cui questi abitava (“Pro Deo et Fratribus” a Civitella del Tronto TE) il successivo 2 novembre, gli occhi di Alessia si “aprirono” (…)”
Dopo dieci ore di pressione psicologica Gabriele Nanni la convince che Padre Andrea è stata la sua rovina:
Dall’interrogatorio di Alessia Zimei al tribunale ecclesiastico:
Presidente: “Questo racconto quando avvenne?”
Alessia Zimei: “Quel giorno, sempre quel giorno il 2 novembre.”
Presidente: “All’inizio della giornata? Alla fine della giornata?”
Alessia Zimei: “No, alla fine, alla fine, dopo ore che parlavamo, che non ero mai convinta.”
Rientra a L’Aquila a notte inoltrata e assicura i parenti che si distaccherà dall’Armata Bianca. Di fatto uscirà di scena senza neanche consegnare ai responsabili del Movimento alcuni documenti importanti che l’Arcivescovo di Quito le aveva affidato. Porta con sé una lunga lista di accuse contro Padre Andrea D’Ascanio, compilate da Gabriele Nanni, che lei dovrà presentare al Vescovo Molinari.
Questi, il 6 novembre, si reca in casa Zimei e chiede di preparare al più presto una denuncia: l’8 novembre ha in mano la dichiarazione firmata da Alessia Zimei sulla base della quale sarà impiantato il processo ecclesiastico contro Padre Andrea D’Ascanio.
Gabriele Nanni torna a L’Aquila
Il 24 novembre 1996 Alessia Zimei e Annarita Bellisari vanno a prelevarlo a Civitella del Tronto e nel pomeriggio lo accompagnano alla cattedrale dell’Aquila dove Mons. Molinari sta celebrando. Dopo la Messa si presenta in sacrestia e il Vescovo lo accoglie senza esitazione assicurandolo che lo ordinerà sacerdote: “Io ero felicissimo - dichiara nella sua testimonianza al Tribunale Ecclesiastico - il giorno stesso cacciato da una parte, preso dall’altra.”
Gli chiede però di scrivere subito una dichiarazione contro Padre Andrea D’Ascanio e di cercare altri accusatori. Lo fa ospitare in casa Zimei, dove c’è il clima più idoneo per adempiere a questo mandato. (cfr: 2 - La storia di un processo)
Dalla sentenza di assoluzione:
“Lo strumento di detta «apertura degli occhi», Don Gabriele Nanni, lasciò la «Pro Deo et Fratibus» e si trasferì a L'Aquila: «mi sono trovato a L'Aquila senza casa, per cui sono stato ospitato a casa Zimei», (…) Lì si venne a costituire un "pool" per accusare il P. Andrea D'Ascanio, come è stato riconosciuto (…) dai protagonisti in occasione delle loro deposizioni come testi. Casa Zimei fu frequentata, più o meno intensamente, dal Sig. Domenico Pelliccione, dalla Sig.ra Pierina Mirka Manfredi, dalla Dott.ssa Anna Rita Bellisari, ecc.: tutti ex-membri dell' «Armata Bianca». Con la collaborazione di Alessia, dei suoi fratelli e di Don Gabriele Nanni furono redatte alcune accuse e trascritti diversi nastri contenenti interventi orali del P. Andrea.”
Dall’interrogatorio di Alessia Zimei al Tribunale Ecclesiastico:
Presidente: “Lei pensa di aver aiutato Gabriele Nanni a diventare sacerdote?”
Alessia Zimei: “(…) lo mandarono via dalla Pro Deo. Non sapeva dove andare e… io parlai di lui ("lo raccomandai", nella prima versione) a Mons. Molinari.”
Dall’interrogatorio di Annarita Bellisari al Tribunale Ecclesiastico:
“Allora Molinari venne a casa mia (…) e io gliene parlai il 23 novembre e Gabriele fu accettato da Molinari perché era stato in sostanza licenziato dalla Pro Deo la mattina, venne a L’Aquila e fu accolto da Molinari e mandato a casa Zimei”
Dalla sentenza di assoluzione:
“Mons. Molinari, che non lo conosceva ma sapeva di lui tramite Alessia, lo accolse sotto la sua diretta protezione in vista di una non lontana ordinazione sacerdotale: don Gabriele diventò suo autista e suo figlio spirituale (…)”
Perché Don Gabriele Nanni fu cacciato dalla Pro Deo?
Dalla lettera di S.E. Mons. Paolo Hnilica a Padre Andrea D’Ascanio:
“Lui lasciò la comunità perché noi lo abbiamo posto dinanzi ad una scelta: o restare nella nostra comunità missionaria lasciando in pace Padre Andrea – perché crediamo nella tua integrità e nella meravigliosa missione dell’Armata Bianca – oppure di lasciare la nostra comunità.”
Entra immediatamente in azione
Non sono passate 24 ore e il Nanni contatta Mirka Pierina Manfredi di Modena - altra sua antica conoscenza che Padre Andrea D’Ascanio aveva aiutato a terminare gli studi ed a sistemarsi come insegnante - ed è subito pronta la seconda denuncia:
Dall’interrogatorio di Pierina Manfredi al Tribunale Ecclesiastico:
“Ho deciso di scrivere il documento di denuncia quando ho avuto una telefonata di Gabriele Nanni, spiegandomi come Mons. Molinari stava raccogliendo testimonianze per fare luce circa Padre Andrea. L’ho scritto quella stessa sera della telefonata, il 24 novembre 1996. Credo averlo poi spedita a posta ad Alessia Zimei, ma non sono certa.”
Due giorni dopo, il 26 novembre, Nanni presenta la sua prima denuncia contro Padre Andrea a Mons. Molinari ma questi gliene chiede un’altra più consistente e lo sprona ad attivarsi per procurare ancora nuove testimonianze. Prende così corpo la sua seconda denuncia, che il Vescovo trasmette a Roma con un foglietto di presentazione:
Dal verbale di interrogatorio di Gabriele Nanni al Tribunale ecclesiastico:
Presidente: “La seconda denuncia di lei (Nanni) è arrivata il 7 marzo 1997 alla CDF, quindi è di prima di quella data. Mons. Molinari scrive in essa: “Questo testo lo ha fatto Nanni perché glielo ho chiesto io”.”
Nei giorni successivi Gabriele Nanni farà sottoscrivere denunce contro Padre Andrea D’Ascanio ad Anna Rita Bellisari e ad una signora albanese che da poco era giunta in Italia. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede hanno materiale sufficiente per attivare il primo processo.
Diacono e sacerdote
Gabriele Nanni, dopo tre mesi di permanenza in casa Zimei e dopo aver presentato al Vescovo le altre denunce richieste, viene inviato presso il Parroco di Sassa (AQ). Due mesi dopo viene ordinato diacono e inserito ufficialmente nella diocesi. Cinque mesi dopo, il 30 agosto 1997, è ordinato sacerdote:
“Diacono”
Con quale spirito si prepara ad essere ordinato Diacono, l’ultimo gradino prima del sacerdozio?
Dalla dichiarazione di Mons. Molinari al Tribunale Ecclesiastico:
“Allora (il 30 marzo 1997 n.d.r.) io ho detto a Don Gabriele “che dici, ti ordino domani oppure aspettiamo”, e lui mi ha detto: “forse se aspettiamo non capiterà più questa occasione”. L’ho ordinato… Dopo Mons. Peressin mi ha detto: “Mi hai tradito, io scriverò a Roma. Io farò annullare questa ordinazione…”.
Ben conscio di ingannare l’Arcivescovo titolare, il 31 marzo 1997 si fa ordinare diacono, con poche ore di preavviso, prendendo al volo questa buona “occasione” che forse “non capiterà più”. Mons. Mario Peressin così commenta questa ordinazione nella lettera da lui inviata al card. Ratzinger il 24 giugno 1997:
“Mi sorgono molte perplessità sull’intenzione e la vera vocazione del Diacono Gabriele Nanni… forse questo Nanni è la chiave per intendere tutte le recenti difficoltà con il P. Andrea e con l’Armata Bianca. Pare che sia proprio lui, il Nanni, a tessere le fila dell’opposizione.”
“Sacerdote”
Con quale spirito si prepara ad essere ordinato Sacerdote? Lo dice lui stesso il 2 marzo 1999 nelle sue dichiarazioni al Tribunale Ecclesiastico:
“Io non volevo farmi ordinare, lo dissi a Mons. Molinari, lui mi chiese più volte di lasciar fare. L’ho fatto in obbedienza a Mons. Molinari e per devozione.”
Sorge il legittimo dubbio sulla validità della ordinazione sacerdotale di Gabriele Nanni, dubbio supportato dal Codice di Diritto Canonico:
Can. 1026:“Chi viene ordinato deve godere della debita libertà; non è assolutamente lecito costringere alcuno, in qualunque modo, per qualunque causa a ricevere gli ordini”.
Gabriele Nanni dichiara che “non voleva”; l’obbedienza alla quale ricorre il Vescovo è una pesante “costrizione” morale. Cosa significa “per devozione”? Devozione a chi?
Can. 1029: ““Siano promossi agli ordini soltanto quelli che (…) sono mossi da retta intenzione”.
L’“intenzione” con la quale Gabriele Nanni è passato alla diocesi dell’Aquila era quella dichiarata ai suoi Superiori della Pro Deo:
“…disse che doveva, in coscienza, andare a L’Aquila per accusare Padre Andrea D’Ascanio perché indemoniato e pericoloso per la Chiesa” (dalla lettera di S.E. Mons. Paolo Hnilica a Padre Andrea D’Ascanio).
Ma, nella sua ultima lettera dalla Slovacchia datata 13 maggio 1994, si era rivolto a padre Andrea D’Ascanio con queste espressioni:
“Ti ringrazio infinitamente… non ho un contraccambio uguale da donarti se non tanta riconoscenza e la mia preghiera quotidiana per te. Con affetto Gabriele”
In base a quali elementi, non avendo avuto più alcun contatto con lui, lo dichiara ora “indemoniato e pericoloso per la Chiesa”?
Don Gabriele Nanni nel cammino sacerdotale che intraprende non è mosso da una “intenzione retta”: pur di salvare se stesso non esita ad uccidere moralmente un sacerdote e a scagliarsi contro un’Opera di Maria accolta da decine di Cardinali e Vescovi e da Sua Santità Giovanni Paolo II che ha concesso a 10.000 piccoli dell’Armata Bianca la più grande udienza, riservata a soli bambini, della storia della Chiesa.
“Canonico” della Cattedrale
Dopo tre anni e mezzo, il 5 febbraio 2001, Mons. Giuseppe Molinari, lo nomina canonico della cattedrale, carica onorifica che si conferisce “solo a sacerdoti che si distinguano per dottrina e integrità di vita e che abbiano esercitato lodevolmente il ministero” (can. 509 del Codice di Diritto Canonico).
“L’Esorcista”
Internet è pieno di siti nei quali si parla di Don Gabriele Nanni come esorcista o, meglio, come formatore di esorcisti.
Chi è l’esorcista? L’esorcista, nella Chiesa cattolica, è il sacerdote che libera dal potere del demonio le persone che ne sono possedute.
Chi è il demonio? La personificazione dell’odio e della menzogna, giacché è l’opposto di Dio che è Amore e Verità. Gesù lo chiama “omicida sin dall’inizio… padre della menzogna” (Gv 8,44)
Il più autentico “posseduto” dal demonio è colui che ha il cuore carico di odio che lo porta a scagliarsi contro il fratello (“chiunque odia il proprio fratello è omicida”- 1Gv 3,15) colpendolo a volte fisicamente, nella maggior parte dei casi con la calunnia che è frutto di menzogna.
Vediamo – in quattro casi testimoniati e giurati – i frutti che Don Gabriele Nanni produce con i suoi “esorcismi”. Il primo è quello effettuato su Alessia Zimei il 2 novembre 1996: dopo dieci ore di scontro (“dopo ore che parlavamo, che non ero mai convinta” dice la Zimei) l’“esorcista” vince la sua battaglia: caccia dal cuore di Alessia l’Amore e lo riempie di odio spietato facendone la più tenace accusatrice di Padre Andrea. Lo stesso farà con le altre testimoni sulle dichiarazioni delle quali sarà impiantato il processo.
1° caso: Alessia Zimei:
Questa “liberazione” lascia disorientati e perplessi quanti, fino a pochi giorni prima, la hanno frequentata durante i mesi di missione in Ecuador.
Dalla dichiarazione di S.Em. Card. Bernardino Echeverria Ruiz, Arcivescovo Emerito di Guayaquil:
“Dichiaro che il 12 novembre 1996 venne a trovarmi Alessia Zimei con il fratello Francesco presso la Casa Generalizia dei Frati Minori a Roma, in Via Santa Maria Mediatrice, 25. Mi disse che voleva accusare Padre Andrea e l’Armata Bianca alla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede e che sarebbe andata dal Card. Sodano. Cercai di dissuaderla, ricordandole quanto aveva lavorato per questo Movimento mariano e l’affetto che aveva sempre dimostrato per Padre Andrea. La trovai irremovibile e mi sembrò strano come in pochi giorni si potesse cambiare in tale maniera e ancor più strano che si rivolgesse al Card. Segretario di Stato che non aveva nulla a che fare con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Pochi giorni dopo incontrai Padre Andrea e lo avvertii dell’accaduto. Gli dissi di essere forte perché questa era solo una prova per lui e la sua opera, voluta da Padre Pio da Pietrelcina. Bernardino Card. Echeverria Ruiz, OFM”
Dalla testimonianza giurata di Patricia Puccini de Raad rilasciata all’Arcivescovo di Guayaquil (Ecuador) su richiesta del Presidente del Tribunale Ecclesiastico:
“Para ella Armada Blanca lo era todo, desde pequeña hizo parte del movimiento (…) Yo era feliz de oírla hablar de Armada Blanca y sobre todo me emocionaba ver el profundo respeto y amor con que siempre hablaba del Padre Andrea y de su obra. Lo llamaba “Pa mio” porque me decía que para ella él era como otro padre” (“Per lei l’Armata Bianca era tutto, faceva parte del movimento sin da bambina (…) io ero felice di sentirla parlare dell’Armata Bianca e soprattutto mi emozionava vedere il profondo rispetto e amore con il quale sempre parlava di Padre Andrea e della sua opera. Lo chiamava “Pà mio” perché diceva che per lei era come un altro padre”)
Questa l’ultima lettera che dall’Ecuador Alessia Zimei indirizza a Padre Andrea il 2 ottobre 1996:
“Pà mio carissimo, ti comunico che la riunione di oggi è andata a meraviglia. La lettura del tuo fax è stata una specie di sollievo per ognuno. Tutti sono molto contenti (…) Oggi giocherellando con la calcolatrice ho fatto il conto di quanti bambini ho incontrato sola soletta. Indovina quanti sono? 28.682 (…). Ti abbraccio forte forte come all’aeroporto. Alessia”
2° caso . Mirka Pierina Manfredi
L’effetto di questo secondo esorcisma è immediato, “apre gli occhi” dopo una telefonata con Gabriele Nanni (il 24 novembre 1996), come leggiamo dalla sua denuncia al Tribunale Ecclesiastico:
“Fino a poco tempo fa scrivevo a P. Andrea lettere di gratitudine (…) oggi accuso Padre Andrea di plagio”.
3° caso. Anna Rita Bellisari.
Dalla sua testimonianza al Tribunale Ecclesiastico:
“Il 3 XI Gabriele Nanni, con una telefonata di due ore e mezza, incominciò ad aprirmi gli occhi”
4° caso. Rosa Pelliccione.
Dall’interrogatorio della figlia Maria Gabriella Pelliccione:
“Mio padre l’ha portata (la mamma) subito da Gabriele, tanto da volermici portare anche a me; più volte mi ha ripetuto: “Lella, vieni da Don Gabriele, lui potrà aiutarti ad aprire gli occhi, a capire”. Al mio no mi disse che mia madre c’era già stata e aveva aperto gli occhi…”
Uno stesso fenomeno che si ripete più volte, nelle stesse condizioni, acquista validità scientifica.
Il vero potere esorcistico di don Gabriele Nanni è quello di togliere l’Amore dai cuori delle persone che “esorcizza” e riempirli di odio; di togliere dalla loro mente la Verità e mettervi la menzogna.
Queste testimonianze sono state considerate false ed inattendibili dai Giudici che hanno assolto Padre Andrea D’Ascanio.
Queste testimonianze sono state considerate false e inattendibili dai Giudici che hanno assolto padre Andrea D'Ascanio.
Queste
Il vero volto di Gabriele Nanni
Dalla sentenza di assoluzione:
“Sul carattere, i sentimenti più intimi e profondi di Don Gabriele Nanni vi è un suo documento manoscritto, inviato al P. Andrea D'Ascanio quando Don Gabriele era ancora nell' «Armata Bianca» (2 settembre 1992, atto del processo. n.116. allegato). (…) Don Gabriele Nanni dice di se stesso (i commenti sono superflui)”
“Autodenuncia
Desidero, nel profondo, affermare me stesso: esercitando un potere sottile, fascinoso, sulle persone e creare una dipendenza; raggiungendo un potere istituzionale atto a modificare e a strutturare a mio piacimento realtà quanto più grandi possibili.
Desidero essere amato, avere un posto nel cuore degli altri, possibilmente il primo. Siccome non mi è mai piaciuta la violenza e il plagio perché non determinano una venerazione sincera o vera cerco il modo di ottenere tutto questo facendomi amare per quello che sono: ovviamente occorre essere il più perfetto possibile: l’imposizione di questa “realtà” dovrebbe convincere gli altri in modo evidente, di per sé. Questa perfezione dell’essere di per sé esclude ovviamente un percorso, una maturazione, perché l’essere è.
Se un tempo pensavo che ciò che domina il tutto è l'unica attività sintetica, cioè la filosofia, ho poi scoperto che lo spirito, specie se unito all’Unico e Vero è assai più potente. Ho intrapreso allora un cammino per potere entrare e conoscerne i segreti, per poter potenziare me stesso e poter esercitare quell'attività di sintesi della realtà e di governo di essa.
Dio può essere un rivale, anzi un aiuto, tanto rimane in disparte. Il mio cruccio è dato dal non ottenere poteri straordinari da Dio.
Nel quotidiano il cruccio, ovviamente, è quando ciò che faccio non mi sembra corrispondere ad una dignità più alta. Tutto faccio perché spero che in futuro le cose cambieranno. (…)
Quello che cerco non è la carica ecclesiastica (se arriva,ben venga) quanto una carica di spirito tale da poter esercitare un potere sconfinato. Sarei disonesto se tacessi anche un vero, se pur raro, desiderio di purificazione. Ma poi prevale il desiderio di purificazione fatta da solo, o da Dio, per il mero desiderio di essere quale vorrei, per me stesso.
Come ho detto, non mi interessa impormi agli altri con la menzogna o i camuffamenti. Agogno ad essere perfetto per essere il dio per gli altri (Dio è così grande che spero mi lasci un po' di spazio).
Delirio? Con un esame di realtà la risposta è affermativa. Ma io so che, paradossalmente, con lo spirito non vi sono limiti, confini, ostacoli e tutto è possibile. Penso che questo sia demoniaco. Una coscienza di cosa è il demonio ce l'ho chiara perché pensiamo le stesse cose, illudendoci con noi stessi di operare per il meglio, meglio di Dio oppure lui nonostante.
E’ il momento di chiedermi e dichiarare da che parte stare. So perfettamente che non c’è una via di mezzo e che questi desideri mi brucerebbero in qualsiasi situazione.
Se non scegliessi Dio non sopporterei l’inerzia e la mediocrità. D’altronde è come avere un’arma senza impugnatura. Qualora la trovassi o mi fosse data partirei all'attacco e, sono certo, se non al servizio di Dio sarebbe contro Dio, in una insopprimibile, insopportabile spinta ad esercitare il potere. (…)
La sintesi è che la mia non è una "santa vocazione"; il mio desiderio non è di servire Dio ma me stesso
Gabriele.”
Dalla sentenza di assoluzione:
“Questa «autodenuncia» (che potrebbe essere servita per una profonda conversione) è importante e non sembra aver perso attualità, considerato il modo di comportarsi di Don Gabriele Nanni in questa causa”.
Profilo di Gabriele Nanni fatto da uno psicologo.
Dalla lettera scritta dal dott. Andrea Alfonsi, psicologo, a Padre Andrea D'Ascanio, agli atti del processo ecclesiastico:
"Caro Padre Andrea…
Sento il dovere di esprimerle un parere credo assai oggettivo circa le persone di Gabriele Nanni, Alessia Zimei, Annarita Bellisari.
Sono persone - in particolare Gabriele - che come lei ben sa ho avuto modo di conoscere a fondo, frequentandole continuamente (nel caso di Gabriele, vivendo con lui nella stessa casa) e condividendo con loro tutte le difficoltà (ma anche le gioie!) che la vita all'Aquila ci presentava di giorno in giorno.
Il senso di questa mia lettera è molto semplice e lo esprimo con una frase, forse un po' amara ma credo chiara al punto giusto e per niente esagerata: "non mi stupisce affatto che persone come Gabriele, Alessia e Anna Rita abbiano potuto, incuranti di ogni verità e dimentichi di ogni buon affetto che le legava a lei, riversare su di lei un odio violento ed assolutamente ingiustificato". Forse questo a lei può tornare un po' nuovo....
Ricordo a questo proposito una delle prime frasi dette a me da Gabriele sul suo conto: "Padre Andrea ha più doni di Gesù Cristo!". E ancora "Padre Andrea non ha una personalità definibile, è impossibile inquadrarlo secondo criteri umani".
A sproloqui di questo genere si alternavano - anche nel corso di una singola giornata - le più basse e violente accuse nei suoi confronti che emergevano ogni qual volta si infrangeva un suo (di Gabriele) sogno di grandezza. I miraggi di Gabriele trovavano una parvenza di realtà nella sua adesione ad una persona come lei sulla quale - secondo Gabriele - Dio in Prima Persona si stava giocando il destino del mondo.
La sua aspirazione al sacerdozio non ben si conciliava con l'atteggiamento che aveva nei confronti della vita stessa dalla quale si aspettava ogni riconoscenza.... Né le sue aspirazioni si fermavano al sacerdozio! Lui aspirava sicuramente all'Episcopato, diceva lui: "Per avere la pienezza del Sacramento"; correggo io: "per avere la pienezza di sé"…
La sua adesione all'Armata Bianca era una narcisistica adesione (perdoni il tecnicismo psicologico) a quel Padre Andrea che doveva essere il suo trampolino di lancio… Lui voleva Vescovi amici e potenti, doni dall'Alto, potere e gloria.
Povero Gabriele dai sogni infranti, povero eterno adolescente innamorato di sé fino al punto di ingannarsi sulle motivazioni del suo agire. E' quello che sta facendo ora rivestendo di zelo per la verità la sua crudele vendetta verso colui che non è stato all'altezza dei suoi insaziabili desideri, non ne è stato l'artefice e neppure il tacito e consenziente collaboratore.
Lo andai a trovare in visita nella casa di formazione a Civitella, dove si rifugiò, scappando da L'Aquila: diceva di starci benissimo mentre invece "scoppiava" e si contorceva ancora di più nel suo groviglio di passioni. Ora si trova nella condizione miserrima di chi imposta la sua vita sulla menzogna, una menzogna che non risparmia neppure se stesso.
Questo è Gabriele: una miscela esplosiva di immaturità, squilibrio, ambizioni grandiose, risentimenti ed odi covati e alimentati, passioni sregolate."
Profilo di una sua ex compagna di studi:
“Riguardo Gabriele Nanni ho notato ciò: passa da momenti di sincera ricerca di Dio e delle cose di Dio, a momenti di confusa ricerca di se stesso e della propria realizzazione.
In diverse occasioni, quando si è trattato di far morire il proprio io, ha cercato di distruggere chi gli si opponeva piuttosto che se stesso.
Esercita un grande fascino nel campo femminile, ma soprattutto ama vedere che c’è chi subisce questo fascino. Passa da momenti di stima verso una persona fino a cercarla frequentemente a momenti di rigetto della sua presenza, fino a calpestarla moralmente e, se fosse possibile, anche fisicamente. Ho sperimentato ciò a mie spese…” (Testimonianza di Paola Cirillo, Modena)
L’“esorcista” continua nella sua azione di diffamazione
E’ proprio vero quello che disse l’Arcivescovo Mons.Mario Peressin a Mons. Piero Vergari: “Gabriele Nanni ha fatto scopo della sua vita distruggere Padre Andrea e l’Armata Bianca”.
Dopo 13 anni Don Gabriele Nanni continua la sua azione diffamatoria in qualunque parte del mondo lo porti la sua “carriera” di esorcista, con menzogne sempre più grandi, con calunnie sempre più pesanti. L’odio è duro a morire e si rafforza nel tempo.
Ma l’odio non è compatibile con il Sacerdozio.
Il Comitato Internazionale pro Padre Andrea D’Ascanio consiglia a Don Gabriele Nanni di ripensare seriamente alla sua ordinazione sacerdotale che “non voleva” e che non ha ricevuto con “intenzione retta”.
Il Comitato Internazionale pro Padre Andrea D’Ascanio si propone di rivelare al mondo l’altro volto della giustizia ecclesiale.